lunedì 21 gennaio 2013

MARCO LEVI

MARCO LEVI

ESCE IL 25 GENNAIO SU CD THE TUNE/SELF

VIETATA LA RIPRODUZIONE

 IL DISCO D'ESORDIO



Bando al cantautorato in senso classico, alle liriche auliche e incomprensibili, a esistenzialismi e pessimismi cosmici; la musica è cambiata: ora c’è Marco Levi a cantare storie nude e crude che appartengono a tutti noi.
Irriverenza, ironia, sfacciataggine, cinismo, sadismo, simpatia, ma anche una assolutamente particolare forma di romanticismo: questi gli ingredienti della musica di un cantautore sui-generis, il cui singolo "non mi diverto, aveva già dato un assaggio.
Dopo notti, come lui stesso racconta, “passate nei locali milanesi proponendo coinvolgenti spettacoli con canzoni e racconti ispirati alla sua solitudine e al suo inspiegabile insuccesso con le donne”,  dall’incontro con il produttore Lorenzo Magnaghi nasce un’importante collaborazione artistica.
Il risultato è l’album Vietata la riproduzione un titolo che da solo lascia ampio spazio all’immaginazione, ai doppi sensi e preannuncia di che materia sono fatte le undici tracce del disco. 
Al centro delle sue parole in musica, personaggi outsider, da  HYPERLINK Johnny boa, il bambino cicciottello che viene preso in giro dagli amici e non è ricambiato dalla ragazzina di cui è innamorato, al “campagnolo” che vuole solo coltivare i campi; o pantomime degli stereotipi della società moderna che Levi, con mente sagace e pungente ironia, mette a nudo: c’è l’impiegato sottomesso allo stress d’ufficio che trova l’estrema felicità nel fare la pipì nel mare o nel mettersi in pigiama; c’è il vecchio che vuole una badante polacca e va a comprare il viagra in farmacia; e c’è chi diventa gay perché non riesce a far l’amore con la fidanzata.
Un disco d’esordio che mostra il talento compositivo di questo cantautore.
Se tanto tempo fa i menestrelli giravano da una città all’altra narrando storie di principi, marinai, cavalieri, oggi i testi di Marco Levi ci raccontano del nostro amico o di noi stessi, con un’ironia che in realtà serve, più che a farci sorridere, a invitarci a riflettere sulla dura realtà degli anni zero.

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